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Scrittura e globalizzazione

 

Nell'odierno mondo globalizzato anche la grafologia peritale deve tenere conto della compresenza di modelli culturali e linguistici diversi dal nostro e adeguare la propria metodologia di conseguenza. Conoscere i codici culturali e linguistici e i modelli scritturali delle singole comunità è indispensabile per isolare caratteri distintivi tipici che potrebbero assumere rilevanza peritale.

Per quanto le leggi grafiche valgano indistintamente per tutte le scritture, se l'autore di un prodotto grafico è straniero, è utile conoscere il suo background culturale, linguistico e scritturale. Così come accade per la comunicazione verbale, anche nella comunicazione scritta il passaggio dalla propria madrescrittura  a una scrittura nuova, o anche solo il passaggio da una lingua all'altra, mantenendo invariato l'alfabeto (nel nostro caso quello latino-occidentale) comporta inevitabilmente l'immissione di costrutti, piccoli segni e altri indici anche extragrafici che possono essere rilevatori del marchio d'origine della cultura e lingua di provenienza. Analogamente a quanto accade nel caso dell'inflessione dialettale che persiste nei soggetti parlanti di basso livello culturale per scomparire se questi sono di livello culturale elevato e pertanto abituati a paralre in italiano forbito e corretto, ed eventualmente riemergere nelle situazioni di stress, paura, rabbia, quando il condizionamento culturale (e qundi il controllo) viene meno, anche nello scrivere il marchio d'origine della madrescrittura è tanto più manifesto e riconoscibile quanto minore è la padronanza della lingua e scrittura d'arrivo e quanto minosri le esigenze personali e professionali di mascherarlo. 

Lo scrivente russo, abituato all' alfabeto cirillico, nel passaggio al latino-occidentale manifesta la  ten-denza al calibro grande e a non staccare la penna dal foglio, a mantenere l'inclinazione costantemente pendente, ad adottare un modello callligrafico stereotipato e rigido con accuratezza di forme, maiuscole costruite e spesso abbellite o addirittura artificiose.

Lo scrivente rumeno, che pure ha un alfabeto molto simile al nostro, omette facilmente le doppie e potrebbe commettere errori ortografici per scrivere parole contenenti suoni e gruppi sillabici estranei alla sua lingua, come 'gl' ('filio' anziché 'figlio'), 'gn' '(siniora' anziché 'signora') 'sc' ('usire' anziché 'uscire'. Comune anche l'omissione dell'apostrofo e la difficoltà nell'impiego degli accenti:  

 

 

Nel caso della scrittura araba, diversa dal latino-occidentale perfino nel verso di progressione, il marchio di origine tende ad essere pregnante perché le differenze rispetto alla scrittura latina sono davvero molte.  Mancando, nella scrittura araba, le maiuscole, le lettere lunghe, le vocali - per lo più espresse mediante segni diacritici - gli indici del marchio d'origine legato alla scrittura di provenienza potranno essere la presenza di frequenti stacchi, l'indifferenziazione delle distanze interletterali dalle distanze interparola, l'indistinzione fra zone grafiche, l'immissione di segni diacritici superflui e non previsti dal modello calligrafico latino-occidentale, la comparsa di flessuosità nella costruzione della forma e di piccoli segni (tagli delle 't', segni diacritici) tracciati con vezione da destra verso sinistra anziché da sinistra verso destra:

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