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Testamenti e i.i.v.

 

Il testamento olografo conserva sempre un certo fascino, forse perché dà al testatore la sensazione di una maggiore autonomia nel poter disporre dei propri beni,  ed è ancora una delle principali applicazioni della grafologia peritale. In linea di massima, due sono i motivi di impugnazione: il sospetto che sia stato falsificato tout court o il sospetto che, pur essendo il testamento di pugno del de cuius, quest'ultimo sia stato a tal punto influenzato e suggestionato da impartire disposizioni del tutto o in parte non conformi alla sua volontà o che sia stato materialmente aiutato nella stesura dell'atto (mano guidata o sorretta).   

In entrambi i casi il Consulente dovrà accertare le condizioni psicofisiche del de cuius al momento della stesura dell'atto, assumendo informazioni sulla sua anamnesi funzionale e neuropsicologica, dovrà conoscere le terapie in corso al tempo dello scritto de quo e l'esito dei test neuropsicologici, strumentali e di laboratorio eventualmente eseguiti. Per la corretta interpretazione dei dati raccolti, potrebbe essere necessario rivolgersi a uno specialista (geriatra, psichiatra, neurologo ecc.). 

Se il testamento viene impugnato perché sospettato di falso, il confronto con scritti il più possibile coevi permetteranno di accertare la sua riconducibilità o meno alla mano del de cuius. Se, viceversa, viene messa in dubbio la capacità di intendere e di volere del de cuius al momento di testare, dall'eventuale presenza di turbe grafiche, paragrafiche ed extragrafiche il Consulente potrà stabilire le eventuali correlazioni fra sintomatologia grafica e clinica indicativa di i.i.v. Posto che l'indagine grafologica da sola non basta per formulare una diagnosi di i.i.v. il giudizio che ne scaturisce, se correttamente inserito nel quadro generale delle informazioni personali, cliniche e storiche del de cuius, può costituire una base attendibile per un ragionevole parere propositivo in tal senso.

 

 

 

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